martedì 22 marzo 2016

 22 Marzo 2016

 Sono passati diversi mesi dal mio ultimo post, e più di 5 dal nostro ritorno in Australia. 

Ma ricapitolando… ci eravamo lasciati a pochi giorni da Natale quando esattamente il 21 dicembre lasciai Byron Bay con Andrea chef e Mark che andavano a Ballina a fare spese per il pranzo di Natale e mi avrebbero gentilmente accompagnato all’aeroporto per poi volare a Melbourne.
 La mia missiona sarebbe stata quella di incontrarmi con l’Andre, che aveva terminato il suo tour della Tasmania, e che mi avrebbe ceduto definitivamente il Codi-van con cui sarei tornato a casa mia a Byron Bay entro la Vigilia.
Lui dopo ben 2 anni di working holiday sarebbe tornato a casa nel nostro Belpaese.

Con lui c’era l’inseparabile compagno di viaggio Andrea Cu, mentre Nick l’americano era già tornato a Sydney.
 Volando sulle verdi coste del NSW sono arrivato nel Victoria, uno stato a me ancora nuovo, dove ad attendermi c’era un’inaspettata siccità che mi ha ricordato che gran parte dell’Australia d’estate si presenta così!

 Arrivato in aeroporto a Melbourne dopo una breve attesa ecco spuntare la Paperotta Carlotta con il suo sguardo fiero dall’alto del Codi, ecco il trio di nuovo unito sui posti frontali del van. I ragazzi erano un po’ rincoglioniti dalla serata precedente e dal viaggio, io invece lucido e con la voglia di intraprendere questa breve ma intensa missione: non si trattava infatti solo di prendere il van-salutare-tornarsene a casa ma per l’Andre l’obbiettivo finale era quello di chiudere il loop del continente australiano, ossia il giro completo ad anello.

Per fare  ciò gli bastava percorrere la metà mancante della Great Ocean Road. Appena usciti dall’aeroporto siamo quindi partiti in direzione sud, dove abbiamo fatto tappa alla nota e famosa spiaggia Bells Beach (citata anche nel celeberrimo film ‘Point Breck’), dove si dice arrivino tra le onde più grosse al mondo.
Siamo capitati in una giornata sbagliata in cui tirava un vento freddo da sud che sporcava il mare e non lo rendeva certo invitante per farsi un tuffo!
  Arrivando da Byron dove c’erano stazionari 30 gradi e dove si può surfare in costume,  ho fatto marcia indietro al contatto dei miei piedi con l’acqua fredda di quell’oceano che trasporta con se’ le gelide acque antartiche.
Siamo ripartiti seguendo tutta la costa fino all’imbocco della popolare Great Ocean Road, famosa per essere una delle strade più belle d’Australia e del mondo.
La luce del tramonto ci ha accompagnato per quasi tutta la tratta, rendendo tutto più magico e surreale…ero già tornato a sognare come quando, sempre noi tre, percorremmo tutta la tratta da Adelaide a Perth o quando con Carlotta e Andre facemmo Margaret-Byron.
E’ quel tipo di viaggio in cui dietro ad ogni curva si nasconde un’immagine nuova, un paesaggio che avresti potuto immaginare ma che solo nel momento in cui te lo trovi davanti agli occhi riesci a emozionarti davvero.

Non potevamo permetterci di fare troppo soste ma alla visione di migliaia di torrette di sassi in una piccola baietta Cody ha accostato per permetterci di goderci questo spettacolo offerto gentilmente da qualche artista anonimo (e se vogliamo anche un po’ esageratamente maniacale in quanto ha utilizzato praticamente ogni singolo sasso della spiaggetta per dare vita alle forme più strane).







Il Sole era ormai tramontato e dopo aver attraversato un’immensa foresta di eucalipti centenari era giunto il momento di trovare un’area camping per la nottata. Siamo arrivati in un free-camping a Johanna Bay, dove una splendida stellata e il rimbombo dell’oceano ci hanno cullato durante la notte in cui abbiamo dormito, come ai vecchi tempi, in 3 nel retro di Cody.

Ci siamo addormentati come sassi, e il mattino seguente di buonora eravamo già alla prima tappa di tutte quelle che si susseguono su questo tratto di costa, dove le spettacolari formazioni rocciose che il mare nei millenni ha modellato sono diventate fonte di orde di turismo di massa (gli asiatici la fanno da padroni qua in quanto, si sa, amanti delle corriere e dei viaggi organizzati).

Siamo riusciti comunque ad ammirare tutto quello che era possibile vedere in un tempo limitato e oltre ai più famosi ‘dodici apostoli’ , di cui attualmente ne sono rimasti in piedi 7-8, abbiamo visto tutte le altre insenature, isolette di rocce multicolori e baie dalle acque cristalline che mi hanno dato conferma che questa è una parte di Australia che deve assolutamente essere vista almeno una volta nella vita.





























  Arrivati al termine del nostro ‘short-trip’ su quella strada che continuerebbe fino ad Adelaide abbiamo fatto marcia indietro per cercare di avvicinarci il più possibile a Melbourne, dal momento che l’indomani Andre avrebbe avuto il volo.
Per essere sinceri il volo sarebbe stato alle 11 di sera ma l’accordo era quello che il 23 mattina io avrei lasciato Melbourne più presto possibile per riuscire nell’impresa di tornare in tempo e passare il Natale con la mia Tottina.
Impresa ardua ma non impossibile! Si trattava di fare solo 1600 kilometri in appena due giorni scarsi con Cody, che più di 110 non fa’ e con le autostrade che a tratti diventano semplici stradine a corsia singola.

Campeggiamo in una free area vicino a un centro sportivo ad una ventina di kilometri dalla città. E’ praticamente buio e ci cuciniamo qualcosa con un simpatico treno merci lungo ‘solo’ qualche kilometro che ci passa a soli 50 metri dal van…ecco perché si trattava di un’aera gratuita…
Tutto ciò si è protratto per l’intera notte! Il tempo di chiudere occhio e in un attimo era mattina, piuttosto rincoglioniti cerchiamo di darci subito da fare, invito l’Andre a cominciare ad organizzarsi definitivamente i bagagli, il grosso l’aveva già fatto la sera prima ma ovviamente qualcosa era ancora disseminato per il van.

Dopo una breve sosta per una piccola spesuccia di cibarie per il mio lungo viaggio eccoci in aeroporto. Parcheggiamo sperando di non restare troppo considerando che l’unico parcheggio era a pagamento e pure molto caro, accompagnamo l’Andre fin dentro, anche per controllare esattamente quando peso nei bagagli avesse con sé.

La prova della bilancia è bocciata, lo zaino da montagna più il copri zaino diventato borsone-porta-tutto eccedevano di ben 10 kg!!! Ecco che ci siamo messi in un angolo tranquillo e abbiamo ribaltato il tutto, lui è sempre mooolto furbo in queste situazioni, si porta appresso le cose più inutili e pesanti…abbiamo eliminato vestiti che neanche mia mamma al mercatino avrebbe potuto regalare alla gente, così come creme e liquidi delle lenti usati a metà, un sacco di carte inutili e libri pesanti.

Alla fine accollandosi altro come bagaglio a mano è rimasto dentro nei 30 kg consentiti, un abbraccio e l’ultima foto in terra Australiana dove entrambi ci siamo accolti, salutati e risalutati per più volte; questa volta però è lui ad andarsene, a finire quella che è stata, penso, l’avventura più incredibile di tutta la sua vita, e sono stato onorato di averne fatto parte in diverse puntate.

Avere un fratello accanto dall’altra parte del mondo mi è stato invidiato da molti perché, fidatevi, poter condividere certe emozioni con qualcuno che è cresciuto con te ti fa’ apprezzare tutto molto di più e sai sempre che in caso di bisogno c’è qualcuno che non ti abbandonerà mai.

Sono stato felicissimo di passare gli ultimi suoi giorni qui in sua compagnia e dell’altro Andrea, eravamo in piena sintonia e sinceramente avevo bisogno di staccare anche solo qualche giorno dal quel di Byron e vedere nuovi orizzonti.



Torniamo al Van io e quell’altro disgraziato ed ecco che il parcheggio ci ha fregato praticamente quasi l’equivalente di un pieno di benzina.
E’ quasi mezzodì e già in ritardo ci mettiamo in moto verso nord, direzione Byron Bay ovviamente!

Maciniamo chilometri e i paesaggi di distese di seccume si fanno via via più collinosi fino ad arrivare nelle vicinanze di Camberra, dove qualche macchia di verde in più si distingue nel giallo del torrido “pre Outback”.
Ora si continua per Sidney ed è ormai praticamente buio, tappa al Big Merinos dove ceniamo con un genuino kebab e poi eccoci alle porte della città a notte già avviata. Decido di spingere ancora un po’ e portarmi fuori da quel bordello di metropoli per arrivare almeno fino a New Castle; da lì a un paio d’ore avevamo superato anche quella meta e appena le strada si è fatta più buia prendo una traversa secondaria e ci mettiamo a dormire finalmente, dopo aver praticamente guidato 1000 km sparati.




Mattina sveglia praticamente all’alba in quanto la notte precedente ho parcheggiato in uno spiazzo il cui suolo era molto fangoso e udite le prime gocce di pioggia ho pensato che fosse stato meglio spostarsi alla svelta prima di rimanere impantanati come dei ciula. Colazione in una road house a forma di Urulu e poi via ancora in direzione nord sulla Pacific High Way che da qui in poi è un susseguirsi di cantieri che tra qualche anno vedranno completamente collegate le due grandi città della costa est, ossia Brisbane e Sidney.
Salendo verso nord le temperature si alzano così come l’umidità e la pioggia non da’ tregua: sarà un Natale piovoso, ebbene sì!

È già pomeriggio quando a meno di cento kilometri da Byron ci fermiamo a New Italy, una località soprannominata così perché abitata da molti immigrati italiani che già a fine XVII secolo intrapresero il lungo viaggio in nave in cerca di fortuna. A tutti loro è dedicato un museo con fotografie e pezzi autentici, dalle attrezzature agricole ad utensili per la casa, tutto ovviamente rigorosamente made in Italy!



Mi ha colpito molto vedere quel museo e leggere nei volti della gente immortalata nelle fotografie gli enormi disagi che dovevano affrontare; un trapianto di vita radicale in un paese sconosciuto che non ha niente di paragonabile con i problemucci degli odierni backpackers!
 A proposito, se vi va di vedere un film (che io e Carlotta ci siamo visti recentemente facendoci grosse risate, a volte un po’ amare) che illustra un po’ la situazione degli immigrati negli anni ’60-‘70 con i sempre grandissimi Alberto Sordi e Claudia Cardinale ecco qua il link!

    ‘Bello Onesto Emigrato Australia Sposerebbe Compaesana Illibata’ ,


‘na chicca ;)

https://www.youtube.com/watch?v=0oBT6EwCBx0


Ci mettiamo in marcia ed arrivati a Ballina mi sembra praticamente già  casa. Inevitabile la foto di Cody a fianco del monumento-gambero gigantesco di fronte al Bunnings, tra l’altro dove io e Carlotta avevamo salutato per l’ultima volta l’Andre prima che partisse per la Tasmania.



Ancora poco e finalmente potevo staccare il piede dall’acceleratore!
Eccoci arrivati. Ad attenderci Carlottina e anche un po’ di pioggia, di nuovo a casa…ed anche una bella doccia!
Vigilia di Natale passata tra di noi della casa con cena italica, in relax dopo il lungo viaggio.

E’ Natale! Ma purtroppo anche se siamo in estate a Byron piove. Che peccato i ragazzi aveva organizzato tutto pensando ad una grigliata a bordo piscina e invece ci siamo dovuti accontentare di stare sul deck del loro appartemento, anche se qualche tuffo in piscina è scappato dopo la partita a calcio durante la quale stavamo agonizzando perché ancora pieni dal pranzo e per l’umidità soffocante.

Serata passata all’insegna di barbecue ,balli e bevute in compagnia; io mi sono improvvisato dj cercando di accontentare come sempre un po’ tutti anche se non è per niente facile!
Ammetto che avrei preferito passare volentieri un Natale in spiaggia e magari con una bella surfatina tra una birra e una mangiata…next time!

La mattina di Santo Stefano ricevo una chiamata dal perennemente disperato e frenetico datore di lavoro israeliano che per quella giornata aveva bisogno di un aiuto ulteriore: Andrea Cuneo, squattrinato come sempre, ha colto l’occasione per farsi 2 soldini, dal momento che era senza il lavoro di Brisbane in “vacanza forzata” a Byron bay in casa nostra.

WELCOLME 2016!
 

Dopo i primi mesi in cui abbiamo arrancato un po' siamo entrati adesso in una sorta di routine, in cui mi sembra di essere una pallina di un flipper in continuo movimento, rimbalzata e sballottata qua e là dagli eventi. Gli ultimi mesi lavorativamente parlando sono stati frenetici quanto impegnativi. Dal mio ultimo post prima di Natale ho avuto (senza preavviso) una lunga pausa da quello che pensavo fosse diventato il mio lavoro principale, ovvero giardiniere/cameriere-all'occorrenza presso Fig Tree Restaurant. Qui senza lavorare non si sopravvive; mi sono quindi rimboccato le maniche cogliendo al volo l'occasione presentatasi a pennello al mio ritorno da Melbourne per Natale grazie ad Andrea chef, che lavora come cuoco al Targa (ristorante dove aveva lavorato mio fratello), il quale aveva tenuto conto del fatto che non stessi più lavorando e avessi urgente bisogno di trovare qualcosa al più presto.

Da lì a qualche giorno i lavori della casa sono stati ultimati, concludendo con il giardino. E nel frattempo ho iniziato le lunghe serate come lavapiatti, lavando montagne di stoviglie e pentole in quel buco di cucina, lavoro che da subito si è dimostrato un’occupazione per tamponare il periodo che sarebbe passato prima di trovare qualcosa di meglio. Il lato positivo era l’orario serale, che mi lasciava tutta la giornata libera per surfare, fare lavoretti in casa, saltuariamente qualche ora extra di lavoretti trovati su Gumtree; il lato negativo era che i miei orari erano completamente opposti a quelli di Carlotta, che lavorava dalla mattina presto al primo pomeriggio; quindi per giorni ci siamo visto per, massimo, 1-2 ore al giorno. Quando tornavo era solitamente già a letto, disturbandola non poco; ciò, addizionato allo stress del lavoro, la mancanza di privacy/silenzio in casa e la prolungata permanenza del nostro amico Andrea (il quale ne combina una dopo l’altra coinvolgendoti inevitabilmente nei suoi guai e lamentele del caso) è stato fonte di forti stress e litigi fra di noi.








Il giorno che ho accompagnato Andrea sul pulman per Brisbane ho ripreso finalmente a riguardare gli annunci lavorativi su tutti i siti e giornali del caso, inviando curriculum a manetta e chiamando a destra e manca. Cercavo per lo più come giardiniere o comunque qualcosa di manuale che mi permettesse di lavorare all’aperto, e non chiuso in una claustrofobica cucina; chi mi conosce sa quanto detesti stare chiuso tra 4 mura.

Già dopo un paio di giorni ricevo una chiamata di risposta da uno degli annunci pubblicati; avevo mandato il mio curriculum ad un annuncio trovato su un sito secondario, pubblicato da un ragazzo dal cognome italiano, il quale cercava un aiutante per la costruzione di muri in pietra. Dopo poco ci siamo accertati di essere entrambi italiani, così che velocemente abbiamo fissato un appuntamento “istantaneo” a casa sua, che guarda caso si trova a pochi minuti a piedi da dove abito. Ecco che mi presento in tenuta “surfistica” (qua è generalmente tutto molto informale e presentarsi scalzi con i calzoncini da mare è la norma per certi tipi di lavoro) introducendomi a Nicola e a sua moglie australiana Anne che da subito si sono mostrati sicuri e precisi sulla figura che cercavano da tempo, ossia qualcuno che sapesse cavarsela con i lavori manuali di muratura senza però essere del mestiere; ho ribadito che ero capace di fare lavori simili e che glielo avrei potuto dimostrare nei giorni a venire.

Così è stato: le settimane si sono riempite ulteriormente per via di questa nuova occupazione, che tutt’ora è il mio lavoro principale. Ho rallentato progressivamente come lavapiatti, adesso mi è rimasto solo il turno del Venerdì sera. Anche i furboni del FigTree si sono rifatti vivi a fine Gennaio, assegnandomi da 1 a 3 turni settimanali nel week-end. Quindi come potrete dedurre la settimana è completamente full ed il tempo libero che mi è concesso sono mezze giornate o un singolo giorno off ogni tanto. Magari dopo Pasqua le cose cambieranno, ma per ora mi sto sforzando si “cavalcare l’onda” , sfruttare il momento per risparmiare più soldi possibili per poi poter viaggiare ed avere il culo parato per un po’, per la prima volta nella mia vita forse.
 Riesco comunque spesso a godermi i bei tramonti seduto sulla mia tavola da surf , sfruttando le ultime ore di luce delle giornata che sono poi quelle che preferisco. E’ più gratificante surfare per qualche ora piuttosto che tutto il giorno, è come se sentissi di “essermelo meritato”, me lo godo si più.  ‘Prima il dovere e poi il piacere’, come ci insegnano da bambini. Anche se, aldilà del quotidiano mi rendo conto che le mie scelte di vita non hanno rispettato questo motto: credo di trovarmi a 29 anni ancora nella fase in cui il ‘piacere’ è ancora al primo posto.







Nel frattempo infatti si è aggiunto un numerino ai miei anni: il 14 Febbraio ho compiuto 29 anni, ricordandomi che i 30 sono alle porte. Quest’anno, a differenza dell’anno scorso (giorno in cui ho festeggiato discretamente con festa in casa coronata dalla bella sorpresa della visita dell’Andre, che si presentò dopo 2 mesi da quando ci eravamo lasciati a Fremantle ricominciando una nuova avventura Australiana assieme), è prevalsa la voglia di non festeggiare, rimanendo per l’intera giornata da solo in acqua in compagnia unicamente della mia tavola da surf. E’ stato forse il regalo più bello che avrei potuto chiedere  in assoluto da sempre. In realtà un regalo l’ho ricevuto ossia una  golosa torta fatta per l’occasione da Anne (moglie del mio capo Nicola) che dopo la settimana intensa di lavoro mi ha consegnato direttamente a casa…Che buona!!. La giornata si è conclusa meglio che mai in compagnia della mia Carlotta che mi ha offerto una cenetta al tanto agognato (da lei) ristorante thailandese nel quale lavora la nostra conquilina Teresa, che ci ha riservato un bel tavolo stile thai dove ce la siamo gustata come due pascià.



Con Nicola mi trovo bene, si ride e si scherza ma quando c’è da lavorare ci diamo da fare; come quei due giorni passati in cava sotto il Sole cocente a tirare fuori le pietre di arenaria che stratificandosi danno origine a lastre che spesso vanno separate a suon di scalpello.
  Devo ammettere che questo lavoro, sebbene piuttosto impegnativo fisicamente, riesce a darmi qualche soddisfazione perchè diamo vita a cose concrete che se Dio vuole dureranno negli anni a venire.    Dobbiamo solo stare attenti ed escogitare qualcosa per evitare di respirare troppa polvere tagliando tutte quelle pietre col flessibile: sto progettando un “brevetto”, tra qualche giorno inizieremo il muro più grande e sperimenteremo la mia invenzione, sperando che funzioni!






Al FigTree Restaurant invece ogni weekend è la solita maratona lavorativa dove ci si spacca prima, durante e dopo i matrimoni spostando tavoli, sedie ed altro; provvediamo al servizio come camerieri, a quello di baristi e per concludere a fine serata ci aspettano sempre valanghe di piatti e bicchieri da lavare ed asciugare. Inoltre spesso ci incaricano di trasportare stoviglie e attrezzature da cucina alla base centrale, il Byron View Farm.
  Difatti il proprietario-imprenditore Chè (nome particolare che gli calza a pennello) organizza matrimoni in diverse location sparse sulle colline a ridosso di Byron Bay, che però sono sfornite di cucina; si organizzano quindi cucine improvvisate dove ultimare la cottura, preparare ed impiattare le pietanze. Nonostante la situazione arrangiate è bello poter lavorare all’aria aperta in posti veramente stupendi dalla vista mozzafiato, dove la gente è disposta a spendere decine di migliaia di dollari per ‘un giorno speciale’.
   I matrimoni sono un po’ diversi dai nostri: tutto è scandito da orari che vengono rigidamente rispettati, a differenza dei nostri, che sono piuttosto variabili e si protraggono spesso a notte inoltrata, com’è anche giusto che sia, da una parte. Nel momento esatto in cui gli ospiti mettono piede nella location gli vengono messi in mano bicchieri di spumante e birre, che non resteranno mai vuoti: per tutta la serata saranno riempiti in continuazione senza stop. Anche da noi ovviamente si beve, ma l’attenzione principale è riservata al mangiare, non all’alcool; qua invece il cibo pare essere solo un dettaglio secondario e le cene appaiono ai nostri occhi come delle velocissime maratone in cui gli ospiti sono costretti ad ingozzarsi in 40 minuti di tutto quello che c’è! Niente a che vedere con i nostri pranzi o cene protratti per ore e ore con infiniti antipasti, primi, secondi, contorni e dessert.



Nei piccoli ritagli di tempo ho dato spazio alla mia creatività manuale, costruendo un tavolo e altra mobilia con materiali d recupero. Continuo inoltre a portare avanti “la battaglia dell’orto”: vinta quella dei tacchini è iniziata quella agli insetti e alla scarsa ricchezza del terreno, oltre alla poca luce giornaliera. Qualche piccola soddisfazione è arrivata comunque, con fiori  di zucca/zucchina (fatti fritti ovviamente), pomodori, sporadici fagiolini e qualche melanzana.




Sono anche riuscito a riparare il longboard spezzato a metà di Andrea chef, che è diventata l’occasione per me di spassarmela con una tavola ben più lunga di quelle che ho già, e devo ammettere che il divertimento è notevolmente maggiore quando le onde non sono adeguate alle shortboard; è stata anche l’occasione per Carlotta di qualche goffo tentativo di ritorno al mondo del surf.








Seguito nell’essere un assiduo frequentatore dei garage-sale del Sabato mattina, che continuano a darmi grandi soddisfazioni.     Ultimo affare una tavoletta dallo shape molto strano e lunga solo 4,10 piedi, molto diverte quando le condizioni lo consentono: mi ha permesso di chiudere per la prima volta un 360° sull’onda!



In casa nell’ultimo periodo si sono create delle tensioni che discutendone poi sono andate a posto; anche tra me e Carlotta ci sono state delle collisioni che per fortuna non ci hanno portato a prendere decisioni affrettare. Vorremmo in ogni caso cambiare sistemazione ma dal momento che siamo stati molto fortunati a trovare una stanza e una casa così e in questa location, sarà difficile trovarne un'altra all’altezza.
Stiamo vedendo altre stanze, ma senza fretta; passato il periodo di Pasqua dovrebbe essere più facile trovare qualcosa. Nel caso non si trovasse una sistemazione valida non ci muoveremmo, e piuttosto cercheremmo di mandare avanti la convivenza come meglio si può.

Nel frattempo abbiamo trovato in giardino una gallina, che ha deciso di rimanere qui, è molto socievole e come per tutte le galline ‘prendere confidenza’ significa scagazzare ovunque, soprattutto sulle soglie delle porte. Devo ammettere che la presenza di questo simpatico pennuto mi mancava; un po’ meno la presenza di alcuni piccoli odiosi topolini che continuano a divoraci qualsiasi cibo nella dispensa fuori da contenitori a prova di denti di roditore. Forse in questi giorni metteremo fine anche a questa battaglia, mi sono attivato in prima linea! Una mattina di queste stavo per sventare una scopata vincente contro quel sorcetto che però era più veloce e sveglio di me, che mi ero appena alzato con la sveglia delle 6,30 del mattino.






Qui in teoria l'Autunno è già arrivato, e con esso le lunghe giornate estive si stanno progressivamente e malinconicamente accorciando. Questo è l'unico segnale che ci fa notare che il tempo scorre maledettamente veloce: da Natale non ci siamo mai fermati, lavorando come disgraziati. Questo era il nostro primo obbiettivo e adesso che siamo pieni di lavoro fin sopra i capelli non vediamo l'ora di una vacanza, ci "accontenteremmo" di un paio di settimane! Stiamo fantasticando su qualche isola del Sud-Pacifico, per intenderci quelle isole sperdute e remote dai nomi esotici come Fiji, Tonga, Samoa... in fondo un po' ce lo meritiamo, no?


L’11 MARZO….

Esattamente un anno fa in un Mercoledì sera di fine estate nella taverna di Margaret River conobbi colei che definii nel mio post "una simpatica ragazza", e che adesso è qua accanto a me a condividere spazi,  attività, emozioni ed insomma, la vita con me. Sono veramente soddisfatto di quello che l'Australia mi ha regalato e continua a regalarmi. 
  Come quel pomeriggio in cui entrambi sulle tavole galleggianti nelle acque cristalline di Watego’s abbiamo ammirato il solito branco di delfini, che giocavano e si divertivano a surfare le onde a pochi metri da noi. E come dimenticare gli innumerevoli tramonti dalla spiaggia del The Pass a cui abbiamo assistito assieme, sdraiati sulle rena calda con una birra in mano.
  Sono contento di condividere questi istanti con lei. Abbiamo forse trovato il modo per far funzionare tutto al meglio e spero che continui così… in questo momento non potrei chiedere nient’altro di più.


Un saluto a tutti da Luca e Carlotta