22 Marzo 2016
Sono passati diversi mesi dal mio ultimo post, e più di 5 dal nostro ritorno in Australia.
‘Bello Onesto Emigrato Australia Sposerebbe
Compaesana Illibata’ ,
Sono anche riuscito a riparare il longboard spezzato a metà di Andrea chef, che è diventata l’occasione per me di spassarmela con una tavola ben più lunga di quelle che ho già, e devo ammettere che il divertimento è notevolmente maggiore quando le onde non sono adeguate alle shortboard; è stata anche l’occasione per Carlotta di qualche goffo tentativo di ritorno al mondo del surf.
Sono passati diversi mesi dal mio ultimo post, e più di 5 dal nostro ritorno in Australia.
Ma ricapitolando… ci eravamo
lasciati a pochi giorni da Natale quando esattamente il 21 dicembre lasciai
Byron Bay con Andrea chef e Mark che andavano a Ballina a fare spese per il
pranzo di Natale e mi avrebbero gentilmente accompagnato all’aeroporto per poi volare
a Melbourne.
La mia missiona sarebbe stata quella di
incontrarmi con l’Andre, che aveva terminato il suo tour della Tasmania, e che
mi avrebbe ceduto definitivamente il Codi-van con cui sarei tornato a casa mia
a Byron Bay entro la Vigilia.
Lui dopo ben 2 anni di working
holiday sarebbe tornato a casa nel nostro Belpaese.
Con lui c’era l’inseparabile
compagno di viaggio Andrea Cu, mentre Nick l’americano era già tornato a
Sydney.
Volando sulle verdi coste del NSW sono
arrivato nel Victoria, uno stato a me ancora nuovo, dove ad attendermi c’era
un’inaspettata siccità che mi ha ricordato che gran parte dell’Australia
d’estate si presenta così!
Arrivato in aeroporto a Melbourne dopo una
breve attesa ecco spuntare la Paperotta Carlotta con il suo sguardo fiero
dall’alto del Codi, ecco il trio di nuovo unito sui posti frontali del van. I
ragazzi erano un po’ rincoglioniti dalla serata precedente e dal viaggio, io
invece lucido e con la voglia di intraprendere questa breve ma intensa
missione: non si trattava infatti solo di prendere il van-salutare-tornarsene a
casa ma per l’Andre l’obbiettivo finale era quello di chiudere il loop del
continente australiano, ossia il giro completo ad anello.
Per fare ciò gli bastava percorrere la metà mancante
della Great Ocean Road. Appena usciti dall’aeroporto siamo quindi partiti in
direzione sud, dove abbiamo fatto tappa alla nota e famosa spiaggia Bells Beach
(citata anche nel celeberrimo film ‘Point Breck’), dove si dice arrivino tra le
onde più grosse al mondo.
Siamo capitati in una giornata
sbagliata in cui tirava un vento freddo da sud che sporcava il mare e non lo
rendeva certo invitante per farsi un tuffo!
Arrivando da Byron dove c’erano stazionari 30 gradi e dove si può
surfare in costume, ho fatto marcia indietro
al contatto dei miei piedi con l’acqua fredda di quell’oceano che trasporta con
se’ le gelide acque antartiche.
Siamo ripartiti seguendo tutta la costa
fino all’imbocco della popolare Great Ocean Road, famosa per essere una delle
strade più belle d’Australia e del mondo.
La luce del tramonto ci ha
accompagnato per quasi tutta la tratta, rendendo tutto più magico e surreale…ero
già tornato a sognare come quando, sempre noi tre, percorremmo tutta la tratta
da Adelaide a Perth o quando con Carlotta e Andre facemmo Margaret-Byron.
E’ quel tipo di viaggio in cui dietro
ad ogni curva si nasconde un’immagine nuova, un paesaggio che avresti potuto
immaginare ma che solo nel momento in cui te lo trovi davanti agli occhi riesci
a emozionarti davvero.
Non potevamo permetterci di fare
troppo soste ma alla visione di migliaia di torrette di sassi in una piccola
baietta Cody ha accostato per permetterci di goderci questo spettacolo offerto
gentilmente da qualche artista anonimo (e se vogliamo anche un po’
esageratamente maniacale in quanto ha utilizzato praticamente ogni singolo
sasso della spiaggetta per dare vita alle forme più strane).
Il Sole era ormai tramontato e dopo
aver attraversato un’immensa foresta di eucalipti centenari era giunto il
momento di trovare un’area camping per la nottata. Siamo arrivati in un
free-camping a Johanna Bay, dove una splendida stellata e il rimbombo
dell’oceano ci hanno cullato durante la notte in cui abbiamo dormito, come ai
vecchi tempi, in 3 nel retro di Cody.
Ci siamo addormentati come sassi, e
il mattino seguente di buonora eravamo già alla prima tappa di tutte quelle che
si susseguono su questo tratto di costa, dove le spettacolari formazioni
rocciose che il mare nei millenni ha modellato sono diventate fonte di orde di
turismo di massa (gli asiatici la fanno da padroni qua in quanto, si sa, amanti
delle corriere e dei viaggi organizzati).
Siamo riusciti comunque ad ammirare
tutto quello che era possibile vedere in un tempo limitato e oltre ai più
famosi ‘dodici apostoli’ , di cui attualmente ne sono rimasti in piedi 7-8,
abbiamo visto tutte le altre insenature, isolette di rocce multicolori e baie
dalle acque cristalline che mi hanno dato conferma che questa è una parte di
Australia che deve assolutamente essere vista almeno una volta nella vita.
Arrivati al termine del nostro ‘short-trip’ su quella strada che
continuerebbe fino ad Adelaide abbiamo fatto marcia indietro per cercare di
avvicinarci il più possibile a Melbourne, dal momento che l’indomani Andre
avrebbe avuto il volo.
Per essere sinceri il volo sarebbe
stato alle 11 di sera ma l’accordo era quello che il 23 mattina io avrei
lasciato Melbourne più presto possibile per riuscire nell’impresa di tornare in
tempo e passare il Natale con la mia Tottina.
Impresa ardua ma non impossibile! Si
trattava di fare solo 1600 kilometri in appena due giorni scarsi con Cody, che
più di 110 non fa’ e con le autostrade che a tratti diventano semplici stradine
a corsia singola.
Campeggiamo in una free area vicino
a un centro sportivo ad una ventina di kilometri dalla città. E’ praticamente
buio e ci cuciniamo qualcosa con un simpatico treno merci lungo ‘solo’ qualche
kilometro che ci passa a soli 50 metri dal van…ecco perché si trattava di
un’aera gratuita…
Tutto ciò si è protratto per
l’intera notte! Il tempo di chiudere occhio e in un attimo era mattina,
piuttosto rincoglioniti cerchiamo di darci subito da fare, invito l’Andre a cominciare
ad organizzarsi definitivamente i bagagli, il grosso l’aveva già fatto la sera
prima ma ovviamente qualcosa era ancora disseminato per il van.
Dopo una breve sosta per una
piccola spesuccia di cibarie per il mio lungo viaggio eccoci in aeroporto. Parcheggiamo
sperando di non restare troppo considerando che l’unico parcheggio era a
pagamento e pure molto caro, accompagnamo l’Andre fin dentro, anche per controllare
esattamente quando peso nei bagagli avesse con sé.
La prova della bilancia è bocciata,
lo zaino da montagna più il copri zaino diventato borsone-porta-tutto
eccedevano di ben 10 kg!!! Ecco che ci siamo messi in un angolo tranquillo e
abbiamo ribaltato il tutto, lui è sempre mooolto furbo in queste situazioni, si
porta appresso le cose più inutili e pesanti…abbiamo eliminato vestiti che
neanche mia mamma al mercatino avrebbe potuto regalare alla gente, così come
creme e liquidi delle lenti usati a metà, un sacco di carte inutili e libri
pesanti.
Alla fine accollandosi altro come
bagaglio a mano è rimasto dentro nei 30 kg consentiti, un abbraccio e l’ultima
foto in terra Australiana dove entrambi ci siamo accolti, salutati e risalutati
per più volte; questa volta però è lui ad andarsene, a finire quella che è
stata, penso, l’avventura più incredibile di tutta la sua vita, e sono stato
onorato di averne fatto parte in diverse puntate.
Avere un fratello accanto
dall’altra parte del mondo mi è stato invidiato da molti perché, fidatevi, poter
condividere certe emozioni con qualcuno che è cresciuto con te ti fa’
apprezzare tutto molto di più e sai sempre che in caso di bisogno c’è qualcuno
che non ti abbandonerà mai.
Sono stato felicissimo di passare
gli ultimi suoi giorni qui in sua compagnia e dell’altro Andrea, eravamo in
piena sintonia e sinceramente avevo bisogno di staccare anche solo qualche
giorno dal quel di Byron e vedere nuovi orizzonti.
Torniamo al Van io e quell’altro
disgraziato ed ecco che il parcheggio ci ha fregato praticamente quasi
l’equivalente di un pieno di benzina.
E’ quasi mezzodì e già in ritardo
ci mettiamo in moto verso nord, direzione Byron Bay ovviamente!
Maciniamo chilometri e i paesaggi
di distese di seccume si fanno via via più collinosi fino ad arrivare nelle
vicinanze di Camberra, dove qualche macchia di verde in più si distingue nel giallo
del torrido “pre Outback”.
Ora si continua per Sidney ed è
ormai praticamente buio, tappa al Big Merinos dove ceniamo con un genuino kebab
e poi eccoci alle porte della città a notte già avviata. Decido di spingere
ancora un po’ e portarmi fuori da quel bordello di metropoli per arrivare
almeno fino a New Castle; da lì a un paio d’ore avevamo superato anche quella
meta e appena le strada si è fatta più buia prendo una traversa secondaria e ci
mettiamo a dormire finalmente, dopo aver praticamente guidato 1000 km sparati.
Mattina sveglia praticamente
all’alba in quanto la notte precedente ho parcheggiato in uno spiazzo il cui
suolo era molto fangoso e udite le prime gocce di pioggia ho pensato che fosse
stato meglio spostarsi alla svelta prima di rimanere impantanati come dei
ciula. Colazione in una road house a forma di Urulu e poi via ancora in
direzione nord sulla Pacific High Way che da qui in poi è un susseguirsi di
cantieri che tra qualche anno vedranno completamente collegate le due grandi
città della costa est, ossia Brisbane e Sidney.
Salendo verso nord le temperature
si alzano così come l’umidità e la pioggia non da’ tregua: sarà un Natale
piovoso, ebbene sì!
È già pomeriggio quando a meno di
cento kilometri da Byron ci fermiamo a New Italy, una località soprannominata
così perché abitata da molti immigrati italiani che già a fine XVII secolo
intrapresero il lungo viaggio in nave in cerca di fortuna. A tutti loro è
dedicato un museo con fotografie e pezzi autentici, dalle attrezzature agricole
ad utensili per la casa, tutto ovviamente rigorosamente made in Italy!
Mi ha colpito molto vedere quel
museo e leggere nei volti della gente immortalata nelle fotografie gli enormi disagi
che dovevano affrontare; un trapianto di vita radicale in un paese sconosciuto
che non ha niente di paragonabile con i problemucci degli odierni backpackers!
A proposito, se vi va di vedere un film (che
io e Carlotta ci siamo visti recentemente facendoci grosse risate, a volte un
po’ amare) che illustra un po’ la situazione degli immigrati negli anni ’60-‘70
con i sempre grandissimi Alberto Sordi e Claudia Cardinale ecco qua il link!
‘Bello Onesto Emigrato Australia Sposerebbe
Compaesana Illibata’ ,
‘na chicca ;)
https://www.youtube.com/watch?v=0oBT6EwCBx0
Ci mettiamo in marcia ed arrivati a
Ballina mi sembra praticamente già casa.
Inevitabile la foto di Cody a fianco del monumento-gambero gigantesco di fronte
al Bunnings, tra l’altro dove io e Carlotta avevamo salutato per l’ultima volta
l’Andre prima che partisse per la Tasmania.
Ancora poco e finalmente potevo
staccare il piede dall’acceleratore!
Eccoci arrivati. Ad attenderci
Carlottina e anche un po’ di pioggia, di nuovo a casa…ed anche una bella
doccia!
Vigilia di Natale passata tra di
noi della casa con cena italica, in relax dopo il lungo viaggio.
E’ Natale! Ma purtroppo anche se
siamo in estate a Byron piove. Che peccato i ragazzi aveva organizzato tutto
pensando ad una grigliata a bordo piscina e invece ci siamo dovuti accontentare
di stare sul deck del loro appartemento, anche se qualche tuffo in piscina è
scappato dopo la partita a calcio durante la quale stavamo agonizzando perché
ancora pieni dal pranzo e per l’umidità soffocante.
Serata passata all’insegna di barbecue
,balli e bevute in compagnia; io mi sono improvvisato dj cercando di
accontentare come sempre un po’ tutti anche se non è per niente facile!
Ammetto che avrei preferito passare
volentieri un Natale in spiaggia e magari con una bella surfatina tra una birra
e una mangiata…next time!
La mattina di Santo Stefano ricevo
una chiamata dal perennemente disperato e frenetico datore di lavoro israeliano
che per quella giornata aveva bisogno di un aiuto ulteriore: Andrea Cuneo,
squattrinato come sempre, ha colto l’occasione per farsi 2 soldini, dal momento
che era senza il lavoro di Brisbane in “vacanza forzata” a Byron bay in casa
nostra.
WELCOLME 2016!
Dopo i primi mesi in cui abbiamo
arrancato un po' siamo entrati adesso in una sorta di routine, in cui mi sembra
di essere una pallina di un flipper in continuo movimento, rimbalzata e
sballottata qua e là dagli eventi. Gli ultimi mesi lavorativamente parlando
sono stati frenetici quanto impegnativi. Dal mio ultimo post prima di Natale ho
avuto (senza preavviso) una lunga pausa da quello che pensavo fosse diventato
il mio lavoro principale, ovvero giardiniere/cameriere-all'occorrenza presso
Fig Tree Restaurant. Qui senza lavorare non si sopravvive; mi sono quindi
rimboccato le maniche cogliendo al volo l'occasione presentatasi a pennello al
mio ritorno da Melbourne per Natale grazie ad Andrea chef, che lavora come
cuoco al Targa (ristorante dove aveva lavorato mio fratello), il quale aveva
tenuto conto del fatto che non stessi più lavorando e avessi urgente bisogno di
trovare qualcosa al più presto.
Da lì a qualche giorno i lavori
della casa sono stati ultimati, concludendo con il giardino. E nel frattempo ho
iniziato le lunghe serate come lavapiatti, lavando montagne di stoviglie e
pentole in quel buco di cucina, lavoro che da subito si è dimostrato
un’occupazione per tamponare il periodo che sarebbe passato prima di trovare
qualcosa di meglio. Il lato positivo era l’orario serale, che mi lasciava tutta
la giornata libera per surfare, fare lavoretti in casa, saltuariamente qualche
ora extra di lavoretti trovati su Gumtree; il lato negativo era che i miei
orari erano completamente opposti a quelli di Carlotta, che lavorava dalla mattina
presto al primo pomeriggio; quindi per giorni ci siamo visto per, massimo, 1-2
ore al giorno. Quando tornavo era solitamente già a letto, disturbandola non
poco; ciò, addizionato allo stress del lavoro, la mancanza di privacy/silenzio
in casa e la prolungata permanenza del nostro amico Andrea (il quale ne combina
una dopo l’altra coinvolgendoti inevitabilmente nei suoi guai e lamentele del
caso) è stato fonte di forti stress e litigi fra di noi.
Il giorno che ho accompagnato
Andrea sul pulman per Brisbane ho ripreso finalmente a riguardare gli annunci
lavorativi su tutti i siti e giornali del caso, inviando curriculum a manetta e
chiamando a destra e manca. Cercavo per lo più come giardiniere o comunque
qualcosa di manuale che mi permettesse di lavorare all’aperto, e non chiuso in
una claustrofobica cucina; chi mi conosce sa quanto detesti stare chiuso tra 4
mura.
Già dopo un
paio di giorni ricevo una chiamata di risposta da uno degli annunci pubblicati;
avevo mandato il mio curriculum ad un annuncio trovato su un sito secondario,
pubblicato da un ragazzo dal cognome italiano, il quale cercava un aiutante per
la costruzione di muri in pietra. Dopo poco ci siamo accertati di essere
entrambi italiani, così che velocemente abbiamo fissato un appuntamento
“istantaneo” a casa sua, che guarda caso si trova a pochi minuti a piedi da
dove abito. Ecco che mi presento in tenuta “surfistica” (qua è generalmente
tutto molto informale e presentarsi scalzi con i calzoncini da mare è la norma
per certi tipi di lavoro) introducendomi a Nicola e a sua moglie australiana
Anne che da subito si sono mostrati sicuri e precisi sulla figura che cercavano
da tempo, ossia qualcuno che sapesse cavarsela con i lavori manuali di muratura
senza però essere del mestiere; ho ribadito che ero capace di fare lavori
simili e che glielo avrei potuto dimostrare nei giorni a venire.
Così è stato:
le settimane si sono riempite ulteriormente per via di questa nuova
occupazione, che tutt’ora è il mio lavoro principale. Ho rallentato
progressivamente come lavapiatti, adesso mi è rimasto solo il turno del Venerdì
sera. Anche i furboni del FigTree si sono rifatti vivi a fine Gennaio,
assegnandomi da 1 a 3 turni settimanali nel week-end. Quindi come potrete
dedurre la settimana è completamente full ed il tempo libero che mi è concesso
sono mezze giornate o un singolo giorno off ogni tanto. Magari dopo Pasqua le
cose cambieranno, ma per ora mi sto sforzando si “cavalcare l’onda” , sfruttare
il momento per risparmiare più soldi possibili per poi poter viaggiare ed avere
il culo parato per un po’, per la prima volta nella mia vita forse.
Riesco comunque spesso a godermi i bei
tramonti seduto sulla mia tavola da surf , sfruttando le ultime ore di luce
delle giornata che sono poi quelle che preferisco. E’ più gratificante surfare
per qualche ora piuttosto che tutto il giorno, è come se sentissi di “essermelo
meritato”, me lo godo si più. ‘Prima il
dovere e poi il piacere’, come ci insegnano da bambini. Anche se, aldilà del
quotidiano mi rendo conto che le mie scelte di vita non hanno rispettato questo
motto: credo di trovarmi a 29 anni ancora nella fase in cui il ‘piacere’ è
ancora al primo posto.
Nel frattempo
infatti si è aggiunto un numerino ai miei anni: il 14 Febbraio ho compiuto 29
anni, ricordandomi che i 30 sono alle porte. Quest’anno, a differenza dell’anno
scorso (giorno in cui ho festeggiato discretamente con festa in casa coronata
dalla bella sorpresa della visita dell’Andre, che si presentò dopo 2 mesi da
quando ci eravamo lasciati a Fremantle ricominciando una nuova avventura
Australiana assieme), è prevalsa la voglia di non festeggiare, rimanendo per
l’intera giornata da solo in acqua in compagnia unicamente della mia tavola da
surf. E’ stato forse il regalo più bello che avrei potuto chiedere in assoluto da sempre. In realtà un regalo
l’ho ricevuto ossia una golosa torta fatta
per l’occasione da Anne (moglie del mio capo Nicola) che dopo la settimana
intensa di lavoro mi ha consegnato direttamente a casa…Che buona!!. La giornata
si è conclusa meglio che mai in compagnia della mia Carlotta che mi ha offerto
una cenetta al tanto agognato (da lei) ristorante thailandese nel quale lavora
la nostra conquilina Teresa, che ci ha riservato un bel tavolo stile thai dove
ce la siamo gustata come due pascià.
Con Nicola mi
trovo bene, si ride e si scherza ma quando c’è da lavorare ci diamo da fare;
come quei due giorni passati in cava sotto il Sole cocente a tirare fuori le
pietre di arenaria che stratificandosi danno origine a lastre che spesso vanno
separate a suon di scalpello.
Devo ammettere che questo lavoro, sebbene
piuttosto impegnativo fisicamente, riesce a darmi qualche soddisfazione perchè
diamo vita a cose concrete che se Dio vuole dureranno negli anni a venire. Dobbiamo solo stare attenti ed escogitare
qualcosa per evitare di respirare troppa polvere tagliando tutte quelle pietre
col flessibile: sto progettando un “brevetto”, tra qualche giorno inizieremo il
muro più grande e sperimenteremo la mia invenzione, sperando che funzioni!
Al FigTree
Restaurant invece ogni weekend è la solita maratona lavorativa dove ci si
spacca prima, durante e dopo i matrimoni spostando tavoli, sedie ed altro; provvediamo
al servizio come camerieri, a quello di baristi e per concludere a fine serata
ci aspettano sempre valanghe di piatti e bicchieri da lavare ed asciugare.
Inoltre spesso ci incaricano di trasportare stoviglie e attrezzature da cucina
alla base centrale, il Byron View Farm.
Difatti il proprietario-imprenditore Chè
(nome particolare che gli calza a pennello) organizza matrimoni in diverse
location sparse sulle colline a ridosso di Byron Bay, che però sono sfornite di
cucina; si organizzano quindi cucine improvvisate dove ultimare la cottura,
preparare ed impiattare le pietanze. Nonostante la situazione arrangiate è
bello poter lavorare all’aria aperta in posti veramente stupendi dalla vista
mozzafiato, dove la gente è disposta a spendere decine di migliaia di dollari
per ‘un giorno speciale’.
I matrimoni sono un po’ diversi dai nostri:
tutto è scandito da orari che vengono rigidamente rispettati, a differenza dei
nostri, che sono piuttosto variabili e si protraggono spesso a notte inoltrata,
com’è anche giusto che sia, da una parte. Nel momento esatto in cui gli ospiti
mettono piede nella location gli vengono messi in mano bicchieri di spumante e
birre, che non resteranno mai vuoti: per tutta la serata saranno riempiti in
continuazione senza stop. Anche da noi ovviamente si beve, ma l’attenzione
principale è riservata al mangiare, non all’alcool; qua invece il cibo pare essere
solo un dettaglio secondario e le cene appaiono ai nostri occhi come delle
velocissime maratone in cui gli ospiti sono costretti ad ingozzarsi in 40
minuti di tutto quello che c’è! Niente a che vedere con i nostri pranzi o cene
protratti per ore e ore con infiniti antipasti, primi, secondi, contorni e dessert.
Nei piccoli
ritagli di tempo ho dato spazio alla mia creatività manuale, costruendo un
tavolo e altra mobilia con materiali d recupero. Continuo inoltre a portare
avanti “la battaglia dell’orto”: vinta quella dei tacchini è iniziata quella
agli insetti e alla scarsa ricchezza del terreno, oltre alla poca luce
giornaliera. Qualche piccola soddisfazione è arrivata comunque, con fiori di zucca/zucchina (fatti fritti ovviamente),
pomodori, sporadici fagiolini e qualche melanzana.
Sono anche riuscito a riparare il longboard spezzato a metà di Andrea chef, che è diventata l’occasione per me di spassarmela con una tavola ben più lunga di quelle che ho già, e devo ammettere che il divertimento è notevolmente maggiore quando le onde non sono adeguate alle shortboard; è stata anche l’occasione per Carlotta di qualche goffo tentativo di ritorno al mondo del surf.
Seguito nell’essere
un assiduo frequentatore dei garage-sale del Sabato mattina, che continuano a
darmi grandi soddisfazioni. Ultimo
affare una tavoletta dallo shape molto strano e lunga solo 4,10 piedi, molto
diverte quando le condizioni lo consentono: mi ha permesso di chiudere per la
prima volta un 360° sull’onda!
In casa
nell’ultimo periodo si sono create delle tensioni che discutendone poi sono
andate a posto; anche tra me e Carlotta ci sono state delle collisioni che per
fortuna non ci hanno portato a prendere decisioni affrettare. Vorremmo in ogni
caso cambiare sistemazione ma dal momento che siamo stati molto fortunati a
trovare una stanza e una casa così e in questa location, sarà difficile
trovarne un'altra all’altezza.
Stiamo vedendo
altre stanze, ma senza fretta; passato il periodo di Pasqua dovrebbe essere più
facile trovare qualcosa. Nel caso non si trovasse una sistemazione valida non
ci muoveremmo, e piuttosto cercheremmo di mandare avanti la convivenza come
meglio si può.
Nel frattempo abbiamo
trovato in giardino una gallina, che ha deciso di rimanere qui, è molto
socievole e come per tutte le galline ‘prendere confidenza’ significa
scagazzare ovunque, soprattutto sulle soglie delle porte. Devo ammettere che la
presenza di questo simpatico pennuto mi mancava; un po’ meno la presenza di
alcuni piccoli odiosi topolini che continuano a divoraci qualsiasi cibo nella
dispensa fuori da contenitori a prova di denti di roditore. Forse in questi
giorni metteremo fine anche a questa battaglia, mi sono attivato in prima
linea! Una mattina di queste stavo per sventare una scopata vincente contro quel
sorcetto che però era più veloce e sveglio di me, che mi ero appena alzato con
la sveglia delle 6,30 del mattino.
Qui in teoria l'Autunno è già
arrivato, e con esso le lunghe giornate estive si stanno progressivamente e
malinconicamente accorciando. Questo è l'unico segnale che ci fa notare che il tempo
scorre maledettamente veloce: da Natale non ci siamo mai fermati, lavorando
come disgraziati. Questo era il nostro primo obbiettivo e adesso che siamo
pieni di lavoro fin sopra i capelli non vediamo l'ora di una vacanza, ci
"accontenteremmo" di un paio di settimane! Stiamo fantasticando su
qualche isola del Sud-Pacifico, per intenderci quelle isole sperdute e remote
dai nomi esotici come Fiji, Tonga, Samoa... in fondo un po' ce lo meritiamo,
no?
L’11 MARZO….
Esattamente un anno fa in un
Mercoledì sera di fine estate nella taverna di Margaret River conobbi colei che
definii nel mio post "una simpatica ragazza", e che adesso è qua
accanto a me a condividere spazi, attività, emozioni ed insomma, la vita
con me. Sono veramente soddisfatto di quello che l'Australia mi ha regalato e
continua a regalarmi.
Come
quel pomeriggio in cui entrambi sulle tavole galleggianti nelle acque
cristalline di Watego’s abbiamo ammirato il solito branco di delfini, che
giocavano e si divertivano a surfare le onde a pochi metri da noi. E come dimenticare
gli innumerevoli tramonti dalla spiaggia del The Pass a cui abbiamo assistito
assieme, sdraiati sulle rena calda con una birra in mano.
Sono contento di condividere questi istanti con lei. Abbiamo forse
trovato il modo per far funzionare tutto al meglio e spero che continui così…
in questo momento non potrei chiedere nient’altro di più.
Un saluto a
tutti da Luca e Carlotta