domenica 30 novembre 2014

30 novembre 2014

Ci svegliamo per il caldo nel van e per i primi visitatori che vengono alla spiaggia e che ridono di Andrea Cu che dorme per terra dietro a un cespuglio con il materassino e la coperta che lo riveste come una larva.
Decidiamo che è ora di farsi un bel bagno per ripigliarsi, la spiaggia è una favola, a mio giudizio la più bella tra quelle che ho mai visto, acqua non cristallina ma di più!...poi due grossi blocchi di granito al centro e grande appena un centinaio di metri con la sabbia bianchissima.
Il bagno e il completo relax ci hanno dato la carica per fare un po’ di bulder sui roccioni e andare a giocare tra le onde cristalline che ci hanno frullato per bene a riva.
Era anche domenica e quindi un giorno di completo riposo finito in un free camping in riva al mare sotto a degli eucalipti lavorati ad ombrello dal vento















1 dicembre 2014


Siamo ancora ad Albany e dopo un giro veloce sulla strada turistica lungo la costa dove, l’attrazione era una crepa sul roccione che dava sul mare dalla quale uscivano con una pressione e un rumore notevole delle raffiche di vento potentissime che si incanalavano dal mare, siamo rimasti per qualche ora nella biblioteca pubblica per usufruire del free wifi.
Ripartiamo in questa giornata uggiosa in direzione delle foreste dei giganti, un'area dove sono conservati gli esemplari più longevi di eucalipto, dopo qualche chilometro siamo immersi in questa magica foresta con questi mostri viventi che ci sovrastano, il parco apre solo la mattina successiva e alla sera ci accampiamo in un'area pic nic proprio sotto questi alberi eccezionali.




sabato 29 novembre 2014

29 novembre 2014

Ci svegliamo riposati come sempre, colazione a base di caffè delle moca allungato con cappuccino solubile, la corsa in bagno è assicurata dopo l’ultimo sorso!
Andiamo in direzione delle spiagge da visitare, sulla strada incrociamo i rangers in macchina che ci salutano, e, tra noi ci diciamo; l’abbiamo scampata per un pelo!...giriamo per la prima baia, scendiamo ad ammirare questa spiaggia più bianca della neve che colora l’acqua di un azzurro chiaro e che dopo un centinaio di metri con una linea netta che sembra disegnata diventa blu scurissimo.
Torniamo al van ed ecco i rangers che ci attendono, la tipa ci saluta e torna in macchina lui un tipo con i dread lunghi fino al culo seduto sulla staccionata e con in bocca una sigaretta rollata un po’ sospetta ci chiede in modo molto placato se abbiamo pagato il campeggio in cui avevamo dormito la scorsa notte…noi abbiamo risposto dicendo che eravamo arrivati tardi era buio, che siamo rimasti nell’are prima del campeggio… le solite cazzate insomma!...lui ci guarda e ci dice che siamo stati visti e siamo rimasti nella piazzola numero 12…noi delusi diciamo se dobbiamo pagare e ovviamente mettiamo la nostra quota…si trattavano solo di 10 dollari che diamo più che volentieri ma se si può evitare di spendere per dormire noi preferiamo!
Continuiamo il nostro tour per il parco camminando per un paio d’ore lungo una spiaggia arrivando a un’altura da dove si vede una panoramica sulle baie.
Dopo il pranzo siamo andati a scalare un grande monolite che dominava tutta l’area circostante.
Saliamo tutti gasati convinti di farcela correndo, ma dopo qualche minuto l’inclinazione assomigliava sempre di più a quella di Urulo, ma per poco, in un attimo eravamo in cima, dove tirava un bel vento e sotto di noi distese di boscaglie e tutta la costa e le isole disperse nell’arco di chilometri di distanza.
Siamo rimasti entusiasti e dopo le consuete foto e video siamo entrati nella grande grotta ad arco sottostante la cima, un capolavoro naturale nell’ennesimo monolite incontrato.
Scendiamo di corsa come degli stambecchi e partiamo con il van in direzione Albany, è pomeriggio e puntiamo di arrivare per sera nella città.
Attraversiamo distese di cereali dove, trattori e mietitrebbie gigantesche sono in pieno lavoro per la raccolta e per riempire dei silos immensi e le alte e lunghissime trincee.
E’ quasi il tramonto e il sole è dritto di fronte a noi, è quasi impossibile vedere la strada da quanto è luminoso, poi cala e il cielo si colora di un rosso fuoco e con queste luci in lontananza spiccavano solo le fronde a ciuffi neri degli eucalipti.
Sono le 9 di sera e noi siamo in città giusto in tempo per la serata!...è sabato sera e ci fiondiamo nell’unico pub dove c’è musica dal vivo, un gruppo composto da un ragazzo che sembrava Slash alla chitarra, una darkettona con i capelli rossi al basso e forse il padre dei due alla batteria, suonavano classici del rock e musica da pogo, anno animato il preserata di Albany.
Alla mezzanotte la festa si spostava qualche metro più in là lungo la strada che dava sul porto e nel locale la musica più tamarra ci chiamava ad entrare, abbiamo tirato fino alla chiusura come sempre.
Poi dopo la tappa junk food dal chebabbaro ci siamo diretti verso la spiaggia che volevamo visitare il giorno successivo, arriviamo che già albeggia e sono solo le 4.30 di mattina ma il fuso qui fa’ questo scherzo, sorge presto e tramonta presto.
Appena fermiamo il van nel parcheggio della spiaggia ci mettiamo a dormire.




















venerdì 28 novembre 2014

28 novembre 2014

Destinazione Esperance, dove ricomincia la civiltà e anche il verde dei boschi di eucalipto e della vegetazione lungo la costa.
Arriviamo in città che piove ma nel primo pomeriggio il cielo torna a diventare azzurro così che ci permette di visitare la costa dove ci sono delle spiagge bellissime che ricordano la Sardegna e la costa della maddalena, sabbia bianca acqua cristallina e roccioni lisci di color ambrato che chiudono le baie.
Ci buttiamo in acque e surfiamo quelle onde trasparenti che sembrano pareti di vetro che si frantumano in mille pezzi su quella sabbia cremosa, mai avrei immaginato che questa parte di costa potesse presentare delle sorprese simili.
Cena nella pic-nic area con tanto di spaghettata con un misto di pesce, gamberi e calamari alla griglia, e, non poteva mancare del buon vino bianco in cartone…(che schifezza)…ma le nostre tasche non permettono di più!
E’ venerdì sera ma il piccolo paese non offre molto per quanto riguarda il divertimento notturno quindi optiamo per andare a dormire direttamente nel parco naturale che volevamo visitare l’indomani.
Arriviamo al buio e ci autoregistriamo all’entrata del parco pagando solo l’ingresso e snobbando il costo del campeggio pensando di poter evadere dall’area camping di mattina presto prima di un eventuale controllo.
Dopo la notte passata ancora come tre culattoni nel van, dove io dormo girato nel verso contrario in mezzo agli altri due con i loro piedi neri che sembrano quelli di tre aborigeni di fianco alla faccia.







giovedì 27 novembre 2014

27 novembre 2014

Dopo aver passato la notte in una piazzola di sosta sulle scogliere dove tirava un vento fortissimo che a costretto Andrea Cu a dormire nel van con noi perché era impossibile montare la tenda, ci siamo rimessi in moto consapevoli di dover passare la giornata in macchina per percorrere almeno 700 km e soprattutto attraversare il tratto di rettilineo più lungo d’Australia 147 km di strada senza mai un accenno di curva...pazzesco!
Dimenticavo che nel frattempo avevamo superato il confine tra il South Australia ed eravamo entrati nel Western Australia, lo stato più grosso e disabitato dove c’è 1,30 h di fuso orario di differenza.
Iniziano a vedersi eucalipti di stazze superiore ai 5 metri scarsi di quei pochi esemplari dispersi nel deserto.
Qui si riesce veramente a capire cosa sono gli spazi aperti, distese infinite di niente dove sicuramente qualche metro quadrato o chilometro non è mai stato calpestato da piede umano.
Per strada oltre ai road train si incontrano solo van come il nostro o fuoristrada esagerati con roulotte a prova di off road, altro che quelle che rusano a terra dei nostri strolig!
Alla sera troviamo una carina area sosta ubicata nelle vicinanze di un lago prosciugato che si riempie solo in caso di forti piogge, durante l’imbrunire le prime nuvole appaiono all’orizzonte e anche i primi lampi, poi quando si fa’ buio le luci dei lampi e il rumore si fa’ sempre più vicino, quando entriamo a dormire nel van lo spettacolo fuori è mozzafiato tra lampi spettacolari e un rombo che non sentivo forse dal dj set dei Gorillaz a Milano!


Andrea Cu era con noi nel van per evitare di rimanere fulminato nella tenda o allagato dall’acquazzone che durante la notte è venuto giù.






mercoledì 26 novembre 2014

26 novembre 2014

Procediamo sempre sulla costa in direzione nord, ma arrivati a Ceduna la strada continua verso ovest e torna ad attraversare l’outback per i successivi 1200 km, dopo un centinaio di chilometri la mappa ci suggerisce di girare a sinistra dove è segnalata una spiaggia per il surf, è cactus beach anche se non viene segnalata perché poco frequentata dai turisti non Aussie.
La strada diventa sterrata ma è praticamente un asfalto naturale di colore grigiastro, poi rimaniamo sorpresi a vedere un lago salato di un rosa innaturale, che contrasti di colore esagerati tre il celo le dune di sabbia e quest’acqua color salmone.
Continuiamo fino al parcheggio della spiaggia da dove si vede già qualcuno in acqua e delle onde molto invitanti, il tempo di mangiare un boccone e poi ci fiondiamo in spiaggia con la tavola sotto braccio.
Ci sono altri surfisti e questo mi rassicura e prima di entrare chiedo delle indicazioni come le vie di entrata ed uscita il tipo di fondale e la profondità, le cose che bisogna conoscere prima di entrare in acqua.
Seguo un tipo che entrava con me in quel momento, uno quasi sulla sessantina, si cammina per una cinquantina di metri su questo fondale di roccia piena di solchi e crateri, è la prima volta che surfo in un reef break e la cosa un po’ mi spaventa, poi si inizia a remare, in un attimo e senza prendermi onde in faccia sono sulla line-up insieme agli altri due surfisti.
L’allenamento alle braccia scarseggia e le poche remate già mi devastano, le onde arrivano con serie regolari e il  point break è sempre nello stesso punto.
Da fuori come sempre non sembravano molto alte e invece da vicino superavano i due metri di sicuro, lascio la precedenza ai locals e quanto questi prendono le prime onde della serie ecco che arriva i mio turno, remo e appena l’onda mi prende mi alzo in piedi, una bellissima sinistra che cavalco per alcuni secondi fino a quando non si rompe del tutto, che emozione!
Torno ad attendere un’altra onda e sedendomi sulla tavola scorgo delle pinne a quindici metri da me, per un attimo mi stavo cagando in mano pensando che fossero squali ma sono bastati due secondi per capire che si trattava di delfini, tre che ci giravano attorno a pochi metri di distanza, esperienza indimenticabile.
Inoltre il tipo nel momento in cui gli ho detto di aver visto dei delfini mi ha rassicurato che è un segnale buono in quanto vuol dire che non ci sono squali nelle vicinanze…Bella mate!!
Sarei rimasto di più a surfare ma la stanchezza si faceva sentire e dalla spiaggia l’Andre fremeva di entrare, è rimasto dentro poco perché lo spot non semplice e con un fondo di roccia un po’ lo spaventava, dopo qualche bel frullone è tornato fuori.
Nel tornare alla macchina il tipo che era in acqua con me ci ha dato delle indicazioni e ci ha suggerito di rimanere per la notte che l’indomani le onde miglioravano, ma la strada è lunga e noi abbiamo preferito portarci avanti di qualche centinaia di chilometri.
Leggendo poi sulla guida cactus beach viene nominata come una delle tre spiagge più belle d’Australia per il surf, poco conosciuta dal turismo di massa….che onore  è stato surfare quelle onde perfette!